giovedì 6 marzo 2014

Meditazione sulle api


                                              "Se vuoi essere libero, devi essere sobrio"
Ieri, mercoledì, ho preso un altro giorno di pausa, senza lezioni all'università, solo il lavoro che però mi piace talmente tanto che nemmeno mi pesa, poter stare con i bambini, chiacchierare con i bambini, insegnare e giocare sono attività che mi piacciono moltissimo e che neppure mi sembrano un lavoro tanto le svolgo volentieri e con facilità.Quindi a parte le ore con i bambini ieri mattina ho avuto tempo anzi, ho scelto di prendere tempo, per una seconda colazione al bar (dove ho incontrato un compagno di scuola delle elementari che non vedevo da anni) , per andare a casa dei miei genitori e poi a camminare in collina, di nuovo.
Ho riattizzato la stufa, preso la legna nella stalletta, ho fatto entrare Charlie il cane che come sempre fa balzi di gioia quando mi vede, ho passato un po' di tempo a leggere attraverso queste fotografie e a condividerne la quiete, la tendenza a cercare, a esigere come diritto quella che lei chiama #lifeofpleasure, una vita di piccoli piaceri essenziali all'esistenza.
Ciò che vedevo attraverso le fotografie era lo stesso che vedevo con i miei occhi in quel momento, nella cucina in cui sono cresciuta con la luce che filtrava dalle tendine nuove di mia mamma.
Ho pensato che è veramente così, abbiamo bisogno tutti di lentezza e di pausa e sono contenta di aver vissuto tranquillamnete questi due scorsi mercoledì.
Vorrei mantenere quest'abitudine, soprattutto se invece i martedì comportano 10 ore di fila di lezione all'università ( di cui 5 di fisica, argh!) e la fretta spesso la fa da padrona negli altri giorni.


Poi sono uscita a piedi, per andare questa volta verso un'altra collina, passando vicino al campo dove c'è l'orto dei miei genitori. Su questa strada ho passato innumerevoli ore sfrecciando in bicicletta, in mezzo ai campi di granoturco, o camminando, o correndo...è uno dei miei paesaggi del cuore.
Ieri non nevicava, ma in compenso aveva nevicato tutto martedì quindi i campi erano zitti e bianchi e la Bisalta scura e possente sullo sfondo, corrugata nei suoi boschi ancora spogli e con la sua sagoma di vulcano contro le nuvole.




Sono arrivata fino alla frazione, ho bevuto come sempre alla piccola fontana e sono ritornata giù, seguendo il percorso al contrario. Si stava così bene! L'aria era fresca, la gambe andavano e smuovevano ogni muscolo, i pensieri fluivano leggeri e sorridenti tutt'attorno.
Non avevo speranza di incontrare segni di primavera, tutto era ricoperto dalla neve fresca, ma ho trovato qualche albero di salice lungo la strada con le sue prime gemme, quelle di velluto grigio verde che paiono minuscoli pulcini ricoperti di piumette e che sono qui uno dei primissimi indizi della stagione che vira al bello dopo l'inverno.
Mi piacciono per la loro semplicità e per la morbidezza, che svela delicatissimi filamenti gialli se esposta al sole, una gioia per la vista.

mentre fotografavo le gemme, le ho sentite e sono rimasta attonita: davvero erano lì?
Le api! Le prime api, il primo ronzio di quest'anno, che rompeva il digiuno di rumore imposto dalla neve e dal freddo e subito l'aria pareva viva, pulsante, risvegliata.
Eccole, le primissime api al lavoro, affaccendarsi alacremente attorno a quei minuscoli, primi fiori carichi di polline.
Erano così stordite, così ubriache di fronte ai fiori che diversamente dal loro comportamento abituale non scappavano, ma rimanevano lì ferme ad abbuffarsi, a caricarsi le zampe di giallo. Potevo avvinarmi a loro, osservarle e scrutarle e non si sarebbero allontanate dai fiori per alcuna ragione, totalmente e unicamente immerse nel loro lavoro. Erano bellissime, così concentrate, così euforiche, letteralmente impolverate di polline dorato non solo sulle zampine ma su tutto il loro addome, fino allea antenne, alle ali...immerse nel polline, festeggiavano. A occhi nudo si vedevano le palline di polline che formavano e portavano appicciate alle zampette, zavorre di polline giallo grandi per le loro zampette esili.
Sono rimasta un bel po' di minuti a guardarle lavorare, e intanto meditavo e ringraziavo, per questo segno di primavera nonostante la neve a terra, per la fiducia della api che sono uscite al lavoro e non si sono fatte spaventare dal freddo perché sanno, ogni loro fibra lo sa, a dispetto di tutto, che la primavera è vicina e che arriverà anche stavolta come ogni anno.
Erano bellissime! Contro l'azzurro pallido del cielo che si svelava tra le nuvole, i loro corpicini gialli e il giallo dei fiori era inebriante segno della stagione calda che verrà tra poco, preludio dei giorni che passeremo all'aperto. Era segno di vita, era rumore della natura che si sveglia e sono felice di averlo potuto vivere, sentire da vicino, di averlo assaporato. Di essermi presa il tempo per farlo e di aver avuto la fortuna di incontrare le api lungo la strada.



Tornando a casa ho raccolto dei rametti di salice, che ho messo sulla tavola, per portare un poco di natura anche dentro, per condividere il bello e l'emozione con i miei genitori, perché c'è sempre bisogno di fiori sulla tavola, di un pensiero gentile in ogni giornata.
Nonostante la stanchezza, la sveglia prestissimo ogni mattina, i libri da studiare e tutto il resto che ci affatica e occupa i pensieri, sono felice se posso avere tempo, tempo per camminare, tempo per accorgermi delle cose, tempo per vedere.
Non mi serve nient'altro che questa libertà, che è poi quella più grande, la libertà di fermarmi e respirare.

"Poco, mi serve.
Una crosta di pane,
un ditale di latte,
e questo cielo
e queste nuvole."
Chlebnikov
 


7 commenti:

  1. ...ci basta proprio poco per essere felici (in un mondo in cui abbiamo tutto...anzi troppo)!!
    Buona giornata a te, Claudia!!

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  2. Anch'io in questi giorni (seppur senza contorni così innevati) ho fatto considerazioni simili sulle api... e anche sulle lucertole... camminare per la mattonata è di nuovo tutto un fruscio e un ronzio e mi sono accorta quanto questi suoni mi fossero mancati ;)

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  3. ... senza contare l'importanza della presenza delle api per la natura... quanto sia positivo il loro lavoro... nella foto 6 sono arnie quelle che si vedono da lontano? P.S. anch'io oggi ho portato a casa dei rametti fioriti :D

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  4. Ciao Dani,
    che belle cose che scrivi. Mi viene voglia di condividere con te una storia bella, in cui mi sono imbattuta. E' la storia di Adelina e la trovi qui http://www.primocircolocuneo.it/ insieme a tante altre storie di donne "di queste parti", per un concorso di idee per intitolare le scuole dell'infanzia e primaria del primo circolo di Cuneo. Adelina (ostetrica condotta) è la mia personale proposta, e sulla scheda ci sono alcune informazioni sulla sua vita, ma ho raccolto molte più notizie.....se hai tempo un giorno di questi ti racconto!
    Un abbraccio
    Raffaella

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  5. C'è ancora la neve da te!!!
    Qui ieri c'erano circa 20 gradi nell'ora più calda e si stava benissimo. La primavera è esplosa. Attendo solo le foglie sugli alberi perchè i fiori ci sono già!
    Adoro le api, sono animaletti stupendi. E la tua descrizione del loro lavoro è stupenda.
    Val bene fare 10 ore il martedì se poi il giorno dopo ti puoi permettere la scoperta di piccoli tesori.
    Un abbraccio
    Francesca

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  6. I tuoi post mi riempiono sempre di tante cose. E le tue foto sono magnifiche.Mentre leggevo immaginavo di avere fra le mani un libro di post del genere.Lo finirei in un pomeriggio! Buon finesettimana : )

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  7. Davvero bello questo post sia per le parole che per le immagini, trasmetti serenità e calma.
    Volevo condividere con te e i tuoi lettori questa poesia, di cui abbiamo proprio oggi scritto delle riflessioni con una bambina che seguo al doposcuola.
    Leggila con calma... un bacio!

    Signore, ho il tempo
    Michel Quoist

    Sono uscito, Signore,
    fuori la gente usciva.
    Camminavano e correvano tutti.
    Correvano per non perdere tempo,
    correvano dietro al tempo,
    per riprendere il tempo,
    per guadagnare tempo!...

    "Arrivederci, signore, scusi,
    non ho il tempo.
    Ripasserò, non posso attendere,
    non ho il tempo.
    Termino questa lettera perché
    non ho il tempo.
    Avrei voluto aiutarla,
    ma non ho il tempo.
    Non posso accettare,
    per mancanza di tempo.
    Non posso riflettere, leggere,
    sono sovraccarico,
    non ho il tempo".

    Vorrei pregare, ma non ho il tempo.
    Tu comprendi, Signore,
    non ho il tempo.
    Lo studente, ha il suo studio
    e tanto lavoro,
    non ha tempo... più tardi...
    Il giovane fa dello sport,
    non ha tempo... più tardi...
    Lo sposo novello
    deve arredare la casa,
    non ha tempo... più tardi...
    I genitori hanno i bambini,
    non hanno tempo... più tardi...
    I nonni hanno i nipotini,
    non hanno tempo... più tardi...
    Sono malati! Hanno le loro cure,
    non hanno tempo... più tardi...
    Sono moribondi, non hanno...
    troppo tardi!...
    non hanno più tempo!...

    Così gli uomini corrono tutti
    dietro al tempo, o Signore,
    passano sulla terra correndo,
    frettolosi, precipitosi,
    sovraccarichi, impetuosi, avventati...
    e non arrivano mai a tutto,
    manca loro il tempo,
    nonostante ogni sforzo,
    manca loro il tempo,
    anzi manca loro molto tempo.

    Signore, Tu hai dovuto fare
    un errore di calcolo.
    V'è un errore generale:
    le ore sono troppo brevi,
    i giorni sono troppo brevi,
    le vite sono troppo brevi!

    Tu, che sei fuori del tempo,
    sorridi, o Signore,
    nel vederci lottare con esso,
    e Tu sai quello che fai!
    Tu non Ti sbagli quando distribuisci
    il tempo agli uomini:
    doni a ciascuno il tempo di fare
    quello che Tu vuoi che egli faccia.
    Ma non bisogna perdere tempo,
    sprecare tempo,
    ammazzare il tempo.
    Perché il tempo
    è un regalo che Tu ci fai,
    ma un regalo deteriorabile,
    un regalo che non si conserva.

    Signore, ho tempo,
    ho tutto il tempo mio,
    tutto il tempo che Tu mi dai:
    gli anni della mia vita,
    le giornate dei miei anni,
    le ore delle mie giornate,
    sono tutti miei.
    A me spetta riempirli,
    serenamente, con calma,
    ma riempirli tutti, fino all'orlo,
    per offrirTeli, in modo che
    della loro acqua insipida
    Tu faccia un vino generoso,
    come facesti un tempo a Cana
    per le nozze umane.

    Non Ti chiedo, oggi, o Signore,
    il tempo di fare questo
    e poi ancora quello;
    Ti chiedo la grazia
    di fare coscienziosamente
    nel tempo che Tu mi dai,
    quello che Tu vuoi che io faccia.

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