giovedì 2 agosto 2012

Gerusalemme: Kotel

A Gerusalemme la cupola dorata della Moschea della Roccia scintilla sopra a tutti gli altri tetti.
Proprio lì sotto c'é il Kotel, o Muro del Pianto: una parete di pietra di fronte alla quale gli ebrei si recano a pregare, da secoli, da quando cioè il grande Tempio di Gerusalemme che sorgeva sulla spianata sovrastante fu bruciato e distrutto dai romani nel 70 D.C.
Il Kotel é una parte del muro di contenimento che sosteneva la grande spianata dove sorgeva il Tempio (che si trovava all'incirca dove si trova la moschea oggi).
Questo muro é il luogo più sacro per l'ebraismo perché é l'unico originario dell'epoca del Tempio ed è l'unica parte che di esso rimane, il resto é andato distrutto.
I lastroni di pietra del Kotel sono fatti con le pietre tipiche di Gerusalemme: sono rosate, calde, levigate da decine e decine di mani e di teste che vi si poggiano.
Nelle piccole fenditure di queste rocce, gli ebrei infilano dei bigliettini di carta: sono preghiere, lasciate lì proprio perchè nel luogo più vicino al santa santorum.
Il Kotel é diviso in una parte per le donne ed una per gli uomini.
Chiunque ci si può recare, appoggiarsi alle pietre, pregare.
Attorno al Kotel, come di fronte al Santo Sepolcro, é bello stare ad ogni ora del giorno per osservare i passanti.
Sopratutto gli haredim, ebrei ultra-ortodossi, saltano subito all'occhio: sono vestiti tutti di nero, i più oltranzisti anche con un lungo cappotto nero e alcuni addirittura con il colbacco.
Altre caratteristiche tipiche sono i peyotes, riccioli lunghi che non vengono tagliati e scendono dalle tempie; la kippà (questo minuscolo copricapo qui sotto); spesso un cappello nero a falda larga; il tallit, uno gilet di preghiera con molte codine, indossato sotto i vestiti, ma le codine spuntano fuori).
Anche le donne ultra-ortodosse sono molto vestite, solitamente con una gonna lunga, le calze, una maglia leggera a maniche lunghe, e tengono i capelli raccolti e nascosti.


[Codine del tallit]

A volte, davanti al Kotel, sembra di tornare indietro nel tempo, di guardare a storie del passato.
E ogni volta che ci vado, che mi avvicino alle rocce tiepide, mi pervade un senso di grande pace: la fermezza di sapere che quelle pietre lì sono ferme da secoli, immutate, eterne.
Effettivamente, non penso esista una definizione migliore della fede: il sapere che c'é qualcosa di molto più grande di me, che esiste da prima di me e che ci sarà ancora dopo, come queste pietre che resistono in piedi da tantissimo tempo e raccolgono in sè un senso più grande di quello che é possibile spiegare a parole.
Qui e qui due video girati di fronte al Kotel a giugno.

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